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Le PMI nel 2020: i numeri di una crisi

La salute delle Piccole e Medie imprese, ai tempi del Covid-19, è stata messa a dura prova e – come si legge nel rapporto regionale PMI 2020 – è risultata particolarmente alterata.


Pubblicato il:

25/08/2020

La salute delle Piccole e Medie imprese, ai tempi del Covid-19, è stata messa a dura prova e – come si legge nel Rapporto Regionale PMI 2020 – è risultata particolarmente alterata.

Il report fotografa la situazione delle realtà sopracitate, mettendo a confronto le situazioni antecedenti e post emergenza sanitaria, proponendo delle soluzioni che diano la possibilità alle PMI di ripartire. Son state prese in considerazione più di 150 mila PMI (156, per la precisione) che presentassero un fatturato compreso tra i 2 (minimo) e i 50 (massimo) milioni di euro. Geograficamente parlando, il campione ha permesso di localizzare 93 mila società nelle regioni settentrionali del nostro Paese, 32 mila nel Centro Italia e le restanti 31 mila nel Sud. 

Analizzando i dati in possesso relativi al periodo pre-Covid-19, riferiti agli anni 2018 e 2019, ci si accorge di come il numero delle nuove aziende sia calato del 5,8% e di come, al contrario, sia incrementato il valore di quelle fallite (+12%). Nel 2018 il rapporto dei debiti finanziari verso il capitale netto era diminuito, raggiungendo una media nazionale del 63%, differenziandosi a livello geografico in un 61% al Nord-Est, 62% al Nord -Ovest, 76% al Centro e 79% al Sud.

Secondo le stime fatte da Cerved, le PMI italiane vedranno un picco del fatturato (-12,8%) nel 2020 per poi risalire (+11% circa) nell’anno che verrà, il 2021. Prendendo atto, però, di una debole domanda del mercato, a conti fatti, il biennio 2020-2021 vedrà una perdita di 227 miliardi di euro. E non è finita qui. La situazione potrebbe essere maggiormente negativa qualora si verificassero una nuova ondata di pandemia, o più di una, traducendosi in -18,1% di ricavi nel 2020 e in 300 miliardi di euro di minor ricavi nel biennio prossimo. 

Chi paga meno dazio sono le aziende e le attività del Sud Italia. Alcune realtà, infatti, meno colpite dalla grossa ondata di contagi, non sono rimaste chiuse e non hanno visto alcun obbligo di fermarsi. Inoltre, ci sono settori che stanno beneficiando del Covid 19 quali il commercio online (+35%) e il settore dei dispositivi medici, che sale del 17%. Guardando, invece, all’aspetto dei margini lordi le PMI – sempre secondo Cerved – subiranno una diminuzione del 40%, fino a calare di ulteriori quasi dieci punti nel 2021 rispetto ai livelli del 2019. 

A fronte di questi dati, la nuova sfida delle nostre PMI sarà, dunque, quella di riconoscere i propri limiti e punti di cedimento per potersi strutturare adeguatamente ed essere in grado di affrontare ulteriori sfide contingenti e future. Occorrerà in primis interessarsi alle urgenze, ma sarà altresì necessario saper distinguere cosa sia realmente “urgente” da ciò che è “importante”, dal momento che, se non dedicheremo il necessario tempo alle cose importanti, ma solo a quelle urgenti, quelle importanti non saranno mai attuate. Infine, risulterà strategico sviluppare la partnership pubblico/privato per una difesa dell’interesse nazionale, attraverso la crescita della consapevolezza dei rischi.

Il nostro interesse non può quindi che essere rivolto alla forza dell'aggregazione, all'insieme delle competenze che possono dare, in giorni di sfida come questi, il vantaggio competitivo necessario alle nostre PMI per ripartire. 

Non sarà una sfida facile. Ma occorre (ri)provarci, e in tempi brevi.

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